Oggi vedremo gli orientamenti per la prevenzione relativi a questa malattia. Per maggiore semplicità, e soprattutto per il fatto che non è sempre possibile diagnosticare l’Alzheimer durante l’esordio della malattia, presenteremo sia gli strumenti per la prevenzione della malattia di Alzheimer, sia quelli per la prevenzione delle altre forme di declino di cognitivo. Detto tra noi, non è certo consigliabile attendere la diagnosi (e che la condizione diventi incurabile) prima di iniziare a darsi da fare!
È possibile consultare l’attuale esito della conferenza di consenso americana sull’argomento seguendo questo link: NIH State-of-the-Science Conference Statement on Preventing Alzheimer’s Disease and Cognitive Decline
Qui potete trovare una sintesi della conferenza: Daviglus ML, Bell CC, Berrettini W, et al. NIH State-of-the-Science Conference Statement: Preventing Alzheimer’s Disease and Cognitive Decline.NIH Consens State Sci Statements. 2010 Apr 28;27(4). [Epub ahead of print] PubMed PMID: 20445638.
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I fattori di rischio che sono più spesso enunciati da chi si occupa dell’argomento (ad esempio Vitamina D e Alzheimer) sono in genere ben documentati. Ogni volta che si interviene per ridurre uno di questi fattori, si allontana la malattia. Tuttavia, esistono anche altri metodi (meno noti, e meno documentati) che meritano comunque la nostra attenzione.
Al momento, gli studi clinici relativi all’impiego di antiossidanti nei pazienti affetti da Alzheimer si sono rivelati molto deludenti: non sono state riscontrate differenze clinicamente rilevanti tra il gruppo che ha assunto dosi di antiossidanti e il gruppo di controllo che ha ricevuto il placebo. Anche se i loro effetti non sono sufficienti per far regredire la patologia, possiamo ad ogni modo presumere che il ruolo che svolgono nella prevenzione sia più significativo. Sappiamo che negli studi sui modelli animali e sui meccanismi di progressione del declino cognitivo (fisiopatologia), i radicali liberi sono implicati strettamente con la perdita delle funzioni cerebrali, ed è pertanto logico interessarsi agli antiossidanti.
Lista degli antiossidanti su cui sono stati condotti degli studi:(1,2)
Ognuna di queste sostanze agisce in modo differente sul processo. Un esempio: la curcuma, nei modelli animali, è riuscita a far sparire la placca amiloide.(3) In uno studio clinico della durata di 6 mesi condotto su pazienti affetti dalla malattia, sono stati osservati dei miglioramenti in rapporto ai sintomi, ma alcuni marker della disgregazione delle placche amiloidi sono aumentati.(4)
Dopo aver somministrato della vitamina D attiva a dei topi affetti dalla malattia di Alzheimer, i ricercatori hanno osservato un aumento della capacità della barriera emato-encefalica (che protegge il cervello) di eliminare i peptidi amiloidi beta. Ciò indica che nei topi la vitamina D potrebbe essere utile nella prevenzione grazie alla sua azione sulla barriera emato-encefalica.(5)
Abbiamo già parlato del ruolo potenziale dell’alluminio nello sviluppo dell’Alzheimer. Uno studio ha dimostrato che la vitamina D previene i danni causati al cervello da questo metallo tossico.(6)
Gli omega 3 del pesce (EPA e DHA) sono ritenuti importanti per il loro ruolo nella salute del sistema nervoso. L’olio di pesce è indiscutibilmente indicato nella prevenzione. Molti studiosi affermano che il DHA è fondamentale per la prevenzione, e probabilmente è anche in grado di ridurre il declino cognitivo.(7)
Quando si parla di omega 3 e malattia di Alzheimer, è assolutamente necessario menzionare il lavoro condotto in questo ambito da Frédéric Calon dell’Università Laval. Il Dr. Calon è riuscito a dimostrare il ruolo del DHA nel ridurre, o persino eliminare, la placca nei topi.(8) Chiaramente noi non siamo dei topi, ma questi studi sono comunque interessanti, e gli omega 3 si sono rivelati così promettenti e sicuri che tutti dovremmo assumerne. Un piccolo appunto personale: i ricercatori si interessano principalmente al DHA, ma non bisogna sottovalutare l’importanza dell’EPA. Sono entrambi necessari al nostro organismo.
Dei ricercatori hanno stimato che 7 nutrienti principali (grassi saturi e mono-insaturi, omega 3 e 6, vitamina E e B12, acido folico) possono avere degli effetti sulla prevenzione dell’Alzheimer. Hanno valutato gli effetti di una dieta ricca di frutta a guscio, pesce, pomodoro, verdure crucifere (famiglia dei cavoli), frutta e verdura a foglia verde scuro, e povera di prodotti caseari grassi, di carne rossa, frattaglie e burro. Le persone che seguono una dieta salutare di questo tipo riducono decisamente il loro rischio di sviluppare la malattia. In effetti il loro rischio risulta fino al 38% minore rispetto alle persone che seguono una dieta opposta, in stile americano.(9)
Purtroppo mancano ancora delle conferme definitive, visto che gli studi clinici sulla prevenzione del declino cognitivo si fanno attendere… e forse per la solita ragione: non si fanno profitti con la prevenzione (non mi riferisco ovviamente agli esami di screening a cui è stato affibbiato il titolo di “prevenzione”). Eppure, nonostante le convalide non siano ancora sufficienti per poter fare delle raccomandazioni mediche, possiamo interessarci comunque a queste sostanze, dato che:
E allora, perché no?
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